I funghi in toscana

Un’interessante introduzione ai funghi in Toscana ed un breve excursus storico a cura di Paolo Caciagli

I funghi in Toscana

La Regione Toscana è per estensione delle aree boschive la prima in Italia. La notevole varietà di paesaggi, di tipologie arboree unitamente ad un clima dolce che risente dell’influenza del mare, la rendono particolarmente adatta per la ricerca e lo studio dei funghi.

Raccolte e ritrovamenti interessanti, qui, si possono effettuare praticamente in ogni periodo dell’anno. Già a partire da febbraio e per tutto il mese di marzo, infatti, è possibile trovare fra gli abeti bianchi dell’Appennino, i funghi dormienti, (Hygrophorus marzuolus) che godono, proprio per la loro comparsa precoce, di notevole fama fra i cercatori.

Ad Aprile, iniziano a comparire nelle radure, ai bordi dei pascoli di montagna o di alta collina, tra le essenze di Prunus spinosa (prugnolo), di Crataegus e di altre rosacee, i profumatissimi Prugnoli (Calocybe gambosa).

Sempre nel mese di Aprile tra le pinete di pino domestico lungo il litorale tirrenico, dalla Versilia fino alla Maremma, compaiono assieme ad altre numerosissime specie, le morchelle. In questo periodo i boschi del Parco di Migliarino S.Rossore offrono uno spettacolo veramente suggestivo. Oltre alle citate morchelle, si possono osservare le bellissime Amanita junquillea ed i primi leccini (Leccinum lepidum). Numerosissime specie di Mycena e di Pholiota abbarbicate su tronchi abbattuti, fanno capolino un po’ ovunque in compagnia di Clathrus ruber, e di bellissimi esemplari di Coprinus comatus. Agarici e "gambesecche" (Marasmius oreades) adornano con i loro piccoli cappelli color bianco e nocciola i prati e le radure del parco.

Da maggio fino alla fine di giugno, tornano a far parlare di se un po’ ovunque, i primi porcini, o maggiolini (in genere si tratta di Boletus reticulatus). Anche i gallettini, (Cantharellus cibarius), e ad altre specie di russule commestibili come R. cyanoxantha, R.vesca e R. virescens fanno la loro comparsa nei boschi di latifoglia.

Da luglio ad agosto se le condizioni climatiche si mantengono nella normalità, la ricerca si sposta sui rilievi montuosi della regione: la Garfagnana, l’appennino pistoiese, il Mugello, il Casentino e il monte Amiata sono fra le zone più ricche e generose.

A settembre poi, i funghi compaiono ovunque dal mare alla montagna. Le bellissime faggete appenniniche, sono il regno incontrastato di Amanita Muscaria. I castagneti di collina, i querceti a foglia caduca e i lecceti delle colline Metallifere e della Maremma sono i luoghi per antonomasia. I più battuti dai raccoglitori. E’ il tempo dei funghi, dei porcini (Boletus edulis, B.aereus, B. pinicola,degli ovoli (Amanita cesarea) ma anche delle pericolose amanite A.phalloides, A.pantherina, delle innumerevoli specie di cortinari dalla commestibilità sconosciuta, tra i quali spicca il mortale Cortinarius orellanus, delle piccole ed infide lepiote.

Dalla fine di ottobre la ricerca si concentra in collina e nei luoghi più soleggiati dove la temperatura si mantiene più calda. Qui le "buttate" generose di Hygrophorus penarius, Hygrophorus russula (lardaioli bianchi e rossi), Cantharellus lutescens (finferli), Cantharellus cornucopiae (trombetta dei morti) e Leccinum lepidum ci accompagnano fino alla fine dell’anno.

L’uomo ed i funghi nella storia

L’attrazione che i funghi esercitano sull’uomo per certi versi sconfina in fenomeni che rasentano la psicosi collettiva. Lo si può facilmente constatare quando in autunno, migliaia e migliaia di raccoglitori, si precipitano in massa nei boschi alla ricerca delle specie più pregiate.

Quale sia la ragione che lega in maniera quasi morbosa l’uomo, a questi organismi dalle forme e i colori più stravaganti, è una domanda che mi sono sovente posto e alla quale non mi è facile dare risposta. Per la maggioranza dei cercatori, la molla, è di natura alimentare: i funghi vengono raccolti per essere poi consumati nei modi e nei tempi più opportuni a seconda delle abitudini, delle tradizioni locali, dei gusti personali ecc.

Le origini di questo legame, sono tuttavia remote. La determinazione della commestibilità delle varie specie fungine, infatti, rappresenta un lento processo di conoscenza empirica, iniziato agli albori della preistoria e tuttora in atto. Con ogni probabilità, per gli uomini primitivi, i funghi costituivano una fonte alimentare a basso costo poiché in alcuni periodi dell’anno, si potevano trovare un po’ ovunque e con una certa facilità,

I primi uomini però, devono aver imparato a conoscere in fretta e a proprio danno, altre qualità peculiari dei funghi. La loro tossicità per esempio: a fronte di numerose specie considerate commestibili o semplicemente innocue per l’uomo, ve ne sono alcune pericolosissime, mortali, da evitare con ogni cura. E’ il caso di alcune Amanite come A.phalloides, A. verna, A.virosa e in misura minore A.pantherina.

Altre specie come Amanita muscaria ed alcune psylocibe, provocano disturbi più o meno gravi e stati di alterazione psichica. L’utilizzo di funghi allucinogeni e non, da parte di sciamani, medici e stregoni è un dato di fatto dimostrato da numerose ricerche di antropologi e un tratto comune a moltissime società primitive diffuse un po’ ovunque sul nostro pianeta. A questo proposito pare che i Lapponi abbiano appreso l’uso della Amanita muscaria, specie ritenuta tossica, dalle proprietà allucinogene, osservando il curioso comportamento delle renne, ghiotte di questo fungo.

Fino al 17 secolo però le origini dei funghi rimanevano oscure. I romani pensavano che i tartufi, funghi anch’essi, nascessero colà dove Zeus scagliava le sue folgori, attribuendo loro un’origine nientemeno che sovrannaturale. Ma la credenza più diffusa, sopravvissuta fino ai giorni nostri, era quella che potessero germinare in modo spontaneo. Nel 1600, con la nascita delle scienze moderne, uno studioso fiorentino P.A. Micheli, osserva per la prima volta le spore fungine e attribuisce loro il ruolo di "motore" nella riproduzione della specie: il fitto velo di mistero che avvolge i funghi inizia, pian piano a diradarsi .

In epoca moderna e contemporanea gli studiosi hanno a lungo dissertato sulla natura di questi organismi e quale dovesse essere la loro sistemazione tassonomica. Oggi tuttavia la maggioranza degli esperti, è propensa a considerare i funghi come facenti parte di un Regno specifico, con caratteristiche intermedie ai vegetali e agli animali.

Il Regno dei funghi, composto da oltre 100.000 specie (moltissime di dimensioni microscopiche), alle quali non viene attribuita un’origine evolutiva comune, è un regno polifileico.

Da un punto di vista evoluzionistico, i funghi sono comparsi sulla terraferma 300 milioni di anni fa, molto probabilmente la loro origine è molto più’ antica, forse acquatica, mentre per quanto riguarda reperti datati con una certa precisione, i resti più antichi sono stati rinvenuti nella Repubblica Domenicana, e sono risalenti a 40 milioni di anni fa. Si tratta di un fungo (Coprinites dominicanus), rinvenuto integro in ambra fossile, strettamente imparentato con specie ancora oggi presenti sul nostro pianeta. Ma cosa siano i funghi e quale sia la loro funzione all’interno di un ecosistema è un argomento che vale la pena di essere affrontato seppur in estrema sintesi. In termini tecnici, quello che noi genericamente chiamiamo fungo, altro non’è che un corpo fruttifero, un frutto stagionale, deputato alla produzione ed alla dispersione delle spore. Questo è ben distinto da un corpo vegetativo o tallo, che vive nel sottosuolo o in substrati di altra natura. Entrambi i corpi sono costituiti dal micelio fungino il quale a sua volta è costituito da ife ovvero filamenti composti da cellule di forma allungata, che si intrecciano tra loro formando degli ammassi.

Per quanto riguarda i ruolo che i funghi assolvono in natura, va ricordato che essi, ricoprono funzioni biologiche di fondamentale importanza . Essi sono responsabili delle principali trasformazioni a livello organico della materia. Residui vegetali, come rami e foglie, sono sottoposti all’azione di disgregazione e di decomposizione dei funghi, che dunque riciclano materiale organico inerte, in modo che esso possa essere riutilizzato da altri organismi come fonte di nutrimento. Senza questa importante azione i nostri boschi sarebbero rapidamente soffocati da una coltre di foglie, rami, tronchi, sostanza organica non decomposta, che impedirebbe il normale ciclo vitale di piante ed animali. Da un punto di vista nutrizionale, i funghi sono organismi eterotrofi, non sono in grado cioè, di produrre da soli, quelle sostanze nutritive indispensabili per lo svolgimento del loro ciclo vitale. In questo senso un aspetto di notevole rilievo, che vale la pena sottolineare è quello della Simbiosi Micorriza. Nel caso specifico, il micelio fungino instaura un rapporto di intima connessione con gli apici radicali delle piante superiori. Questo rapporto è di indubbia utilità per entrambi i contraenti: la pianta fornisce gli zuccheri che i funghi non sono in grado di produrre, mentre il micelio fungino cede acqua e sostanze minerali. Le ife fungine infatti, hanno una capacità di assorbimento che è superiore a quella delle radici dei vegetali e specialmente nei terreni poveri, la simbiosi micorrizza consente agli alberi di crescere in maniera più rigogliosa grazie all’apporto dei funghi simbionti. Questo e molto altro ci sarebbe da dire sui funghi, sulle loro proprietà, sul loro ruolo all’interno degli ecosistemi, sulla complessità del loro ciclo vitale, sui numerosi aneddoti che li riguardano, sulle false credenze superstiziose che li circondano. Tuttavia se molto è stato scritto e detto sul loro conto, se molti dei misteri che riguardano questi straordinari organismi sono stati svelati nel corso del tempo, il loro fascino e la loro bellezza rimangono intatti. Essi ci attraggono per le loro forme straordinarie, per l’infinita varietà dei loro colori, per gli intensi e preziosi aromi che sprigionano, per i sapori delicati che deliziano i nostri palati, per le imprevedibili sorprese che ci vengono regalate ogni volta che ci rechiamo in un bosco, al tempo dei funghi. Ma c’è di più. Oggi i ricercatori scientifici hanno messo in evidenza, all’interno di moltissime specie di macromiceti, la presenza di numerosi principi attivi che potrebbero rivelarsi di grande importanza per la ricerca farmaceutica. Mi piace pensare che la soluzione dei problemi legati alle gravi malattie che flagellano la società del nostro tempo, sia in qualche maniera legata anche ai funghi ed ai segreti che ancora custodiscono.


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